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La varietà del pane piemontese

Il Piemonte è una delle regioni italiane in cui si trovano moltissimi tipi di pane.

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Il pane con le sue varie forme e tipologie fa parte dei prodotti tipici della provincia di Cuneo.

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Caratteristiche

Il Tupunin è un pane a lievitazione naturale prodotto con farina di grano tenero, acqua, lievito naturale in pasta e sale. Ha una pezzatura di 70-100 grammi, il colore della crosta è bruno dorato, il sapore molto fragrante e ha un’umidità del 20-30%.

Le Miche di Cuneo sono un pane a lievitazione naturale tradizionalmente prodotto dai panettieri cuneesi che assume un nome diverso a seconda del luogo di produzione: Paesana, Tursun, Campere, Muniè, Liber. Gli ingredienti sono: farina di grano tenero, acqua, lievito naturale in pasta e sale. Hanno una pezzatura di 500-700 grammi, la crosta bruno dorato, un sapore molto fragrante.

La Campagnola Buschese è un pane caratterizzato da un sapore fragrante, da un’umidità del 20-30% e da una crosta di colore dorato. Gli ingredienti sono: farina di grano tenero, acqua, lievito e sale. Il peso varia tra 130-150 grammi. La forma è allungata con un’incisione al centro.

Gli ingredienti del grissino Rubatà sono: farina di grano tenero 0 oppure 00, acqua, lievito e sale.
Secondo alcuni panificatori, nel prodotto tradizionale non dovrebbero essere presenti grassi di origine animale e vegetale, secondo altri, invece, il grissino tradizionale potrebbe anche contenere strutto oppure olio e strutto. Nel prodotto tradizionale monregalese può essere presente anche latte e/o burro.

Area di produzione

  • I Tupunin sono prodotti in tutta la provincia di Cuneo.
  • Le Miche sono prodotte in tutta la provincia di Cuneo.
  • La Campagnola buschese: viene prodotta dai panettieri di Busca (CN), ma anche da quelli di altri comuni cuneesi.
  • I Grissini Rubatà sono prodotti tradizionali del Monregalese, oltre che di altre zone del Piemonte come Chieri e Andezeno nel torinese.

Storia

Curioso è l’aneddoto che la tradizione tramanda a riguardo dell’origine dei grissini rubatà. Si racconta che il re Vittorio Amedeo II era debole e malaticcio, perché affetto da un’infezione intestinale cronica aggravata dal pane dell’epoca che, pur essendo il pane dei nobili, era cotto poco e male e soprattutto reso insalubre dagli inesistenti criteri igienico-sanitari dell’epoca. Pozioni e intrugli medicamentosi si rivelarono del tutto inefficaci fino a quando il medico di corte, originario della Valle di Lanzo, osservò che egli stesso era guarito dal medesimo disturbo sostituendo alle pesanti pagnotte semicrude un “pan biscotto” sottile e croccante. Fu così che il fornaio Antonio Brunero realizzò il ghersino, “un pane sottile, lungo fino a un metro”. “Ghersino”, da cui “grissino”, in quanto versione ridotta della Ghersa, o Grissia, cioè della pagnotta classica.

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