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Roero Docg: un vino bianco e uno rosso nella stessa denominazione

Arneis e nebbiolo sono i due vitigni autoctoni che danno vita ai vini tutelati dalla Docg e dal Consorzio del Roero.

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Il Roero è uno dei 6 vini Docg prodotti nel territorio cuneese.

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Caratteristiche

Il vino Roero viene prodotto nella zona omonima, in provincia di Cuneo, sulle colline che guardano il Tanaro. La denominazione “Roero” è riservata ai vini bianchi e rossi rispondenti alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione. Il vino rosso in etichetta viene denominato esclusivamente con la menzione Roero, mentre per il bianco alla denominazione viene aggiunta l’indicazione Arneis. Il Roero Arneis viene prodotto anche come tipologia spumante. Il Roero rosso è un vino fragrante e profumato, elegante e generoso di sensazioni a partire da un bel colore invitante rosso rubino. Il suo intenso sentore fruttato che richiama la viola, il lampone, le fragoline di bosco, non maschera un delicato sentore etereo che si richiama a profumi speziati. Deriva dalla vinificazione di uve nebbiolo con la possibilità di aggiunta fino a un massimo del 5% di altri vitigni a bacca nera non aromatici. La gradazione alcolica minima complessiva è di 12,5 gradi. L’invecchiamento minimo è di 20 mesi di cui almeno 6 mesi in botti di legno, nel caso esso si protragga per 32 mesi può riportare in etichetta la qualificazione “Superiore”.

Area di produzione

La zona di produzione è l’area geografica del Roero situata alla sinistra del fiume Tanaro e interessa per intero il territorio amministrativo dei comuni di: Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba, Vezza d’Alba e in parte quello dei comuni di: Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d’Alba, S. Stefano Roero, Sommariva Perno alla sinistra del fiume Tanaro.

Storia

Nel Roero, il vitigno nebbiolo dà un vino ricercato e interessante che prende il nome dal territorio e non da un paese. La vite qui ha dovuto ricavarsi spazio sui versanti più alti delle colline, nei terreni più magri e sabbiosi dove le altre colture non rendono a sufficienza. Ma la vite prospera trovando naturalmente le posizioni meglio esposte. Eppure la grande considerazione di cui ha sempre goduto il nebbiolo nell’economia vitivinicola della zona, dal medioevo in poi, è ampiamente testimoniata dalle documentazioni commerciali e notarili delle casate nobili, che quando stipulavano contratti con i massari o lasciavano eredità o elencavano inventari, attribuivano sempre a uve e vigneti di nebbiolo un valore almeno doppio rispetto alle altre. Raramente utilizzato per rifornire gli eserciti di passaggio, ai quali venivano inviati vini di minor pregio, veniva ricercato dalla nobiltà torinese anche per la caratteristica tipologia dolce. Fin dal Settecento nella cantina dei conti di Guarene, se ne produceva di tipo dolce e amabile oltre a quello secco, ma soprattutto all’inizio del Novecento, il nebbiolo del Roero veniva utilizzato come base per produrre gli spumanti rossi dolci allora di gran moda. E ancora negli anni ’50 se ne poteva trovare di frizzante amabile. Nel 1994 venne costituito l’attuale Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Roero. Nel 1990 venne fondata l’Enoteca regionale del Roero, con lo scopo di rappresentare e tutelare l’intera produzione dei vini del Roero.

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