Matteo Correggia, un riferimento per il vino nel Roero

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La storia di un coraggioso e appassionato visionario, che ha creduto nella sua terra e nel suo sogno.

Quando nel 1985, a 23 anni, Matteo Correggia eredita le terre e l’azienda agricola del padre Giovanni Battista, il boom della viticoltura è ancora lontano. Alla sinistra del fiume Tanaro si coltivano soprattutto frutta e ortaggi e dalle viti si ricavano vini consumati in famiglia e tra gli amici. Matteo è un giovane appassionato agricoltore che decide di credere al suo progetto: puntare su una viticoltura sostenibile e di qualità in una terra ancora sottovalutata.

La realtà è dura, i pregiudizi numerosi, ma Matteo non si fa scoraggiare da chi dice che il Roero non può regalare grandi vini e se oggi è una realtà affermata nel panorama vitivinicolo mondiale, molto del merito va dato proprio al suo coraggio.

Il suo lavoro avanguardista viene notato da Roberto Voerzio ed Elio Altare, che iniziano a dargli consigli e a seguirne i progressi. Matteo di lì a poco entra a far parte dei Barolo Boys. È l’unico non-barolista capace di donare nebbioli estremamente eleganti e floreali pur condividendo gli ideali di cambiamento. Questo perchè non segue gli stessi stili di vinificazione, che non si adattano al territorio. Nel 1989 Matteo incontra Coco Cano, artista uruguaiano da sempre innamorato delle colline del Roero, che creerà le etichette dell’azienda fino a oggi.

Matteo Correggia è dunque un grande protagonista della rinascita del Roero e inverte la tendenza di opinione che il territorio non avrebbe mai potuto dare grandi vini, dapprima con il famoso Brachetto Secco Anthos, per arrivare ai successi del Barbera d’Alba Marun, del Nebbiolo d’Alba La Val dei Preti, e raggiungere il culmine con il Roero Roche d’Ampsej (fatto con Nebbiolo in purezza) celebrato a livello internazionale. L’impegno e la passione di Matteo contagia e trascina gli altri produttori e le istituzioni in un grande processo di rinascimento vitivinicolo, rurale, enogastronomico che porta anche alla creazione, nel 1996, della Enoteca Regionale del Roero e a una sempre maggiore evoluzione della qualità vitivinicola, che culmina nel 2004 con il riconoscimento della Docg per il Roero.

Oggi che Matteo non c’è più, le redini della cantina sono tenute dalla moglie Ornella Costa che insieme al giovane figlio Giovanni si occupa dei 20 ettari vitati, interpretando alla perfezione la filosofia del marito. In cantina l’obiettivo principale è mantenere la qualità ottenuta in vigna, rispettando ed esaltando le naturali caratteristiche dei suoli roerini, ricchi in sabbia e sali minerali che danno vini di estrema finezza ed eleganza.

L’azienda raggiunge traguardi e fissa nuovi obiettivi nel campo del biologico, della sperimentazione e della sinergia tra il vino e altre forme d’arte, come la musica. Da quest’ultima parte proprio la collaborazione con il Maestro Peppe Vessicchio, convinto che una frequenza giusta possa portare benefici alle piante sia in termini di sapore che di produttività. Sulla collina Bricco degli Angeli il terreno è stato “riequilibrato” attraverso un apparecchio brevettato dai ricercatori che con lamelle di rame appoggiate nella terra ha emanato per un giorno intero precise frequenze. Poi è arrivata la musica: sei casse distribuite tra i filari di nebbiolo e due lettori per alternare giorno e notte per diversi mesi due brani musicali scritti da Vessicchio e ispirati ai suoi studi su Mozart. Questo esperimento mira a studiare un modello di coltivazione che rinunci all’uso di rame e zolfo in modo che le piante, libere da agenti chimici, tornino a recuperare il loro sistema immunitario e a difendersi da sole dall’attacco degli agenti patogeni. Il primo vino “armonico” dovrebbe uscire quest’anno.

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