L’imponente castello degli Acaja

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Fossano deve al suo castello la popolarità e le tracce del suo passato. Si presenta con un affascinante centro storico ricco di palazzi e chiese d’epoca, ma ciò che la caratterizza è il suo posizionamento su un terrazzo naturale e la possibilità di escursioni verso il verde della campagna circostante.

Tra le suggestive tradizioni che arricchiscono la storia della città di Fossano, certamente spicca per originalità la “Giostra dell’Oca”. Ogni anno sei borghi di Fossano, e più precisamente il Borgo Vecchio, il Borgo Salice, il Borgo Piazza, il Borgo S. Antonio, il Borgo San Bernardo e il Borgo Nuovo ognuno contraddistinto da un animale-simbolo scendono in piazza per prendere parte alla gara che prevede antichi giochi caratteristici, tra cui il tiro dell’arco e il taglio della testa dell’oca da parte di un cavaliere in corsa. L’affascinante rappresentazione è corredata dalla sfilata, rigorosamente in costume, e dagli sbandieratori che popolano le vie di Fossano.

Il Castello

Un castello che appare da lontano con le sue torri alte e lineari è una pagina aperta di un libro di storia accessibile a tutti, di sera e di mattino, d’estate e d’inverno. Attorno, il passare del tempo ha visto innalzare costruzioni nuove, che vanno sempre più irradiandosi nel verde della campagna.

Questa città ha nel suo castello un simbolo imponente e un tempo era chiamata “Fons Sana”, in italiano Fonte Sana, da cui si formò poi il nome di Fossano per abbreviazione.

Nell’ottocento, Fossano era un sostanzioso agglomerato, che aveva fertili campi e produceva nel settore industriale, proprio come oggi, facendo le debite proporzioni.

L’origine di Fossano è molto antica: sul finire di agosto del 1236, su un colle a strapiombo del torrente Stura, a poca distanza da Cuneo e Mondovì, in una zona dove già sorgeva un edificio fortificato di modeste dimensioni, risalente al secolo XII, si costituiva il nuovo comune, che nel dicembre dello stesso anno era già difeso da mura e da fossati. I villaggi che con i loro abitanti concorsero alla sua fondazione furono: Romanisio, Salmorre, Ricrosio, seguiti ben presto da altri vicini.

Fortificato sin dalle origini il comune di Fossano si schierò con la lega di Alba, Cuneo, Mondovì, Bene e Savigliano contro Asti nel 1240, ma, sconfitto, dovette giurare fedeltà al nemico. Come Cuneo, nel 1259, aprì le porte agli Angioini ma il suo possesso interessava ad Asti e ai Saluzzo, che approfittarono della debolezza dell’avversario per riprenderselo. Carlo Il d’Angiò se ne impadroniva nuovamente, ma Fossano, ribelle agli Angioini, si diede al marchese di Saluzzo, che non potendo difendere il luogo, non tardò a ridarlo al principe d’Acaia. Era il 5 maggio 1314. Dieci anni dopo gli Acaja, per consolidare il loro dominio, abbattevano il vecchio castello e ne iniziavano uno nuovo. A conclusione dei lavori, protrattisi fino al 1332, la costruzione si presentava a forma di quadrilatero, a tre piani, con ai lati quattro torri, intorno un profondo fossato con un ponte levatoio, e oltre il fossato, a ulteriore protezione, mura e bastioni.

Nel 1418, alla morte di Ludovico, si estinse il ramo degli Acaia: castello e paese passavano ad Amedeo VIII di Savoia che ogni uno o due anni nominava un vicario ducale con l’incarico di riscuotere le tasse ed amministrare la giustizia. Nel 1500 il duca Filiberto di Savoia assegnava il castello alla zia Bona, vedova di Galeazzo Sforza, che vi moriva nel 1503: la fortificazione tornava così sotto la diretta signoria dei Savoia. Nel 1536, durante l’assedio dei Francesi, i Fossanesi, asserragliatisi nel castello, al comando di Obertino Tesauro, resistettero fino all’arrivo dei rinforzi e cioè delle truppe spagnole al comando di Antonio De Leiva. Nel 1562 il duca Emanuele Filiberto vi si trasferiva in un momento critico con la moglie Margherita di Valois, col figlio Carlo Emanuele I e con tutta la corte, perché considerava la fortificazione solida e in grado di offrire sicura protezione. Qui firmava nel novembre dello stesso anno il famoso trattato col Re di Francia, passato alla storia come “Trattato di Fossano”, con il quale riotteneva Torino e altre piazzeforti. Veramente l’accordo era già stato raggiunto l’8 agosto, solo che lo sgombero delle truppe francesi venne ritardato sotto il pretesto che da più mesi i soldati non erano stati pagati e il loro licenziamento avrebbe provocato gravi disordini. Uscita il 12 dicembre la guarnigione francese da Torino, Emanuele Filiberto vi tornava e, nel 1566, come premio di fedeltà concedeva a Fossano il titolo di Città. Nel frattempo nel castello vennero eseguiti lavori di sistemazione, che continuarono nel 1585 e nel 1594 con la presenza dell’architetto fossanese Alessandro Tesauro. Nel 1600 e negli anni seguenti vi abitò Carlo Emanuele I; poi tra il 1643 e il 1645 la duchessa Cristina col figlio Carlo Emanuele II. In questo tempo il castello visse il suo periodo di mondanità.

Chiusasi la parentesi mondana e culturale, il castello fu adibito a carcere dei Valdesi e, sul finire del secolo XVIII, divenne caserma: per adattarlo meglio a questa funzione si aggiunse, di fianco, la costruzione di un grosso fabbricato che ne copriva la vista. Successivamente parte dei locali del castello vennero adibiti a sede della scuola superiore di veterinaria. Le varie funzioni, che gli furono assegnate nel passare dei secoli, avevano richiesto l’innalzamento di tramezzi in vasti saloni, la creazione di sovrastrutture, mentre si sacrificavano tranquillamente le bifore, si faceva scempio di arredi e si nascondevano sotto l’intonaco i dipinti. Per ricordargli l’aspetto attuale cioè per riportarlo nelle primitive linee, la Sovrintendenza ai Monumenti ha lavorato a lungo superando non poche difficoltà. Il restauro ci permette oggi di ammirare un castello d’una bellezza imponente, sobria e severa di un tempo.

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