
Il primo centro di rilievo della Valle Grana è senza dubbio Vignolo, piccolo borgo a struttura medievale. Poco oltre, a 850 m. sorge il Santuario della Madonna della Losa. Merita una fermata gastronomica Cervasca, e i particolare la borgata di S. Stefano, ricca di botteghe artigiane e di prelibati piatti a base di funghi. A Bernezzo, invece si possono ammirare gli affreschi del ‘400 e ‘500 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, nonché la solitaria Cappella della Maddalena. Puntando alla volta di Caraglio, di antica origine romana, possiamo trovare i resti del Castello, oggi inglobati nel Santuario della Madonna del Castello, la Chiesa di San Giovanni Battista , la Chiesa di Santa Agnese e la finestra di Cecilia nella storica via Brofferio. La valle di Caraglio presenta caratteristiche prealpine più che alpine anche se Montemale, con il suo castello e la chiesa di S. Michele, o poco oltre Monterosso Grana, conservano intatte le architetture tipicamente montane.

Molte le escursioni: dalla Madonna della Neve, alle borgate Ollasco… Ma su tutte merita quella a S. Pietro, da dove attraverso Saretto si giunge a Santa Lucia, la notissima Sancto Lucio de Coumboscuro, paradiso e regno incontaminato della testimonianze provenzali. Qui da non perdere il Museo Etnografico, ma soprattutto le manifestazioni che si rinnovano annualmente: il Roumiage de provenco a la Vierge adoulourando, la seconda domenica di luglio e il Roumiage de setembre, vero e proprio summit annuale transfrontaliero con musiche, danze e teatro in lingua d’oc. Si giunge poi a Pradleves con la Parrocchiale di San Ponzio, mentre salendo ancora ecco Campo Molino sede del comune di Castelmagno, noto ai più per il suo prelibato formaggio a denominazione di origine controllata. Sempre più in alto le borgate di Chiotti e Chiatti, e poi a 1761 metri svetta solitario il santuario di San Magno, splendido esempio di simbiosi fra arte e natura. Le sue parti di rilievo sono la cappella vecchia con gli affreschi di Pietro da Saluzzo. Un appuntamento irrinunciabile: 19 Agosto data della processione.
Santuario di San Magno
Senza dubbio questo è l’itinerario dei buongustai che porta dritti là dove un decreto del 1982 riconosce la Denominazione d’Origine del Castelmagno. Una vera delizia a pasta semidura erborinata, prodotto con latte vaccino eventualmente addizionato con piccole aggiunte di latte ovino o caprino. Dopo una lunga lavorazione una lenta maturazione che dura cinque mesi in grotte naturali, fresche e umide. Al termine delle operazioni preliminari si ottiene la tipica forma a cilindro del diametro di 15-25 cm. Un formaggio dalla pasta bianca perlacea che col tempo diviene giallo ocra con venature blu-verdastre.

Questa valle dal breve sviluppo chilometrico presenta una grande varietà degli ambienti e del clima. Questi creano condizioni particolari che fanno sì che la Valle Grana, per la ricchezza e la varietà delle specie, sia un grande giardino botanico naturale. La fioritura che esplode da maggio è un prodigio naturale: decine di rare orchidee hanno saputo conservare la loro delicata nicchia ecologica e poi anemoni, crochi saxifraghe, genziane, viole, gigli, fino all’arcaico camedrio alpino, alla stella alpina e a centinaia di altre specie.
Camedrio alpino Orchidea selvatica Genziana
Fra le tipicità locali vale la pena ricordare la pera Madernassa, l’aglio di Caraglio, le erbe officinali, la patata Piatlina e Ciarda della Valle Grana, il pomodoro Piatta di Bernezzo, i funghi, la castagna astanea sativa Miller, il tartufo nero della Valle Grana e le tante bontà legate al mondo della pasticceria come la torta amara della Vallera, un prodotto da forno a pasta non lievitata, compatta, friabile e abbastanza morbida, la cui caratteristica preponderante è il sapore amaro dovuto alla presenza di gherigli di pesca o mandorle amare.
Patata Piatlina Torta della Vallera
La Valle Grana, dal punto di vista storico e artistico, fa parte del progetto “Mistà” che raggruppa le terre del Marchesato di Saluzzo, zona che ha ricevuto nel medioevo un’impronta culturale marcata e per molti aspetti omogenea, capace di conferire a questa regione un fascino “colto” e antico. I territori del Marchesato conservano ancora oggi un nitido profilo artistico, che vede l’incontro tra l’edilizia signorile, la raffinata arte di corte e le sublimi testimonianze pittoriche legate alla fede.