Alla vite si sostituiscono gradualmente i verdi pascoli utili alla produzione casearia, i noccioleti e i boschi di conifere. Così si presenta l’Alta Langa, terra da sempre ricca di colori, tradizioni e cultura, agli occhi di chi per la prima volta si trova davanti a un paesaggio sconosciuto e bellissimo. Il panorama, infatti, che si gode dalle punte più alte di uno di questi paesi mozza il fiato, perché sullo sfondo della splendida cordigliera delle Alpi si domina il susseguirsi di colline, borghi, pievi e campanili che mostrano, in tutta la loro interezza, la sua estensione geografica e culturale.

La direzione stradale più semplice da seguire per raggiungere l’Alta Langa è quella che da Alba conduce verso Ricca, frazione di Diano d’Alba. Qui la strada comincia a salire verso le colline che si fanno man mano più brusche (media Langa), rivestendole di boschi verdi d’estate e spogli d’inverno. Per gli albesi questa strada ha rappresentato un collegamento storico con Savona e con il mare favorendo quindi negli anni intescambi culturali e commerciali fra piemontesi e liguri.
Di tutte le Langhe, questa è la zona collinare che geograficamente risulta più a est, compresa tra i fiumi Bormida e Belbo, dove il paesino di Mombarcaro, con i suoi 900 metri di quota, risulta essere il punto più alto.
Storicamente possiamo ritrovare qui la presenza di arte romanica con testimonianze rilevanti come la Pieve di Cortemilia del 1200 e la cappella di San Sebastiano a Bergolo, anche se il passato di queste terre è legato sia alle vicissitudini albesi che a quelle tipiche di un luogo di confine.

L’uomo è riuscito con il tempo a instaurare un rapporto “speciale” con la natura dominando la sua selvaticità, facendo rendere la terra nel modo più produttivo: la nocciola (sono circa duemila gli ettari coltivati a noccioleti), la cosiddetta “Tonda Gentile”da cui si ricavano dolci prelibati che hanno dato lustro e fama internazionale all’Alta Langa, l’agricoltura, i prati, il pascolo (circa seimila ettari) che forniscono formaggi pregiati e fini come la tuma di Murazzano, ma anche altre colture seminative (quattordicimila ettari circa) che costituiscono una base economica solida e prospera.


L’artigianato meccanico, la lavorazione del legno, la produzione di monili e la loro decorazione nonché il ricamo, la lavorazione della lana e del cotone e la geniale creazione di attrezzi per l’agricoltura e per la raccolta delle nocciole non sono che pochi esempi di una realtà sfaccetta di un mondo contadino ormai evoluto, che guarda al futuro non perdendo di vista la tradizione. Tante poi sono le manifestazioni folkloristiche e culturali che coinvolgono un po’ tutti i paesi dell’Alta Langa, dove la tipica gastronomia langarola domina incontrastata su tutte le tavole.