Le Valli Po, Bronda e Infernotto

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Le Valli Po, Bronda e Infernotto sono un intreccio di passato e presente, realtà e leggenda. Qui natura, storia, arte e architettura si incontrano e si confondono tra loro.

A giudicare dalla minuta sorgente, posta a 2.020 metri di altitudine, in pochi scommetterebbero che il rivolo d’acqua che sgorga a Pian del Re, nel comune di Crissolo, sia destinato a trasformarsi nel più importante fiume della penisola: il Po. Eppure le Valli Po, Bronda e Infernotto, unite da una viva Comunità Montana, non sono solo questo: i villaggi e i paesi che le popolano ricordano antiche storie di genti, tra cui spiccano l’annosa vicenda dei Vallesi  e il rigoglioso commercio del sale, attuato per le vie impervie e foriero di contrasti tra il signore del luogo e i mercanti. Come dimenticare, poi, il Monviso, altra colonna portante della Valle Po, che Virgilio non poté omettere nella sua Eneide che offre, oggi, una fitta rete di sentieri e camminate? In effetti pare che la natura in queste valli la faccia da padrona e che l’ingegno dell’uomo sia relegato in secondo piano, senonché basterebbe già il comune di Crissolo con la sua storia millenaria – si parla di origini addirittura neolitiche – per indicare una diversa via, e una discesa a valle dalle parti di Staffarda e di Revello, trionfo della civilizzazione, confermerebbe l’inversione di tendenza rispetto alle prime impressioni, per così dire «selvagge». L’abbazia cistercense di Staffarda, infatti, risale al 1100 ed è meta di numerosissimi estimatori dell’arte e della cultura religiosa, mentre a Revello rimangono intatte le tracce della permanenza di Margherita di Foix novella sposa del marchese Ludovico II di Saluzzo. Il nome di Ostana invece, non sarà forse noto ai più, ma è stato proprio l’essere rimasta isolata per anni, dai vicini comuni, ad averla conservata così ricca di orgogliosa e attraente cultura occitana: in particolare l’architettura tipicamente montana (e «montana» è sinonimo di pietra e legno), ha resistito alle ultime ondata innovatrici, e ha mantenuto giustamente saldi i suoi canoni costruttivi.

Paesaggi, arte, cultura, ma non solo: le piste innevate della zona sono meta di frotte di sciatori – diretti in particolare a Crissolo e Pian Muné di Paesana o Rucas di Bagnolo – e le peculiarità, non solo gastronomiche, di queste tre valli le arricchiscono ultiriormente: dalle mele della Valle Bronda o della collina di Envie e Barge, alla selvaggina cucinata a Gambasca, dai funghi di Pagno e dai formaggi tipici di Barge e di Oncino all’artigianato di Sanfront, di Paesana e di Rifreddo. Non manca nulla, a questi luoghi per diventare l’attrattiva principale dell’Alpe piemontese, neppure un tocco di magia e di superstizione: ad agosto, a Martiniana Po, viene bruciata una «pira» costruita con fascine secche, retaggio popolare di un voto per la fine della sconvolgente epidema di peste del 1630.

Crissolo

Forte in queste valli, anzi predominate, è una spiccata architettura alpina, caratterizzata da una attenta e incessante opera di modificazione dell’ambiente naturale da parte dell’uomo. Insediamenti, architetture, coltivi, terrazzamenti, alpeggi, boschi, canali, mulattiere, rappresentano singoli elementi interdipendenti di un unico sistema integrato. Reale testimonianza ne sono il Mombracco e Balma Boves, articolato insediamento a 650 metri di quota nel territorio di Sanfront. La borgata, abitata fino agli anni Cinquanta del secolo scorso e ora ristrutturata, si trova in mezzo a un bosco di castagni e costituisce una sorta di microcosmo, con i suoi ricoveri per il bestiame, gli spazi abitativi e di servizio, il forno e il lavatoio, le piazzole lastricate in pietra.

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