Andrea Rossano negli occhi ha la passione, non il profitto. Titolare della Tartufingros è il più grande selezionatore di tartufi della zona del Roero, Langhe, Monferrato e si è guadagnato una certa popolarità tra gli appassionati, oltre ad aver saputo conquistare un notevole prestigio in numerosi ristoranti in Italia e all’estero. In quarant’anni di carriera infatti, di richieste importanti ne ha ricevute e soddisfatte parecchie, come per esempio quella del principe ereditario dell’Arabia Saudita che per la sua investitura ha voluto un pranzo eseguito da Alain Ducasse con tartufi che pesassero dai 500 grammi a salire. Quando entra in una stanza, Rossano porta con sé il profumo inconfondibile che solo il prezioso fungo può sprigionare. Il tartufo è la sua passione e la trasmette quando, parlando del suo lavoro, gli si illumina lo sguardo. Lui mangia il Bianco d’alba tutti i giorni e rigorosamente in un piatto caldo perché solo così esprime la sua vera essenza. Erede di Giacomo Morra, il patron della Tartufingros esporta il 95% del prodotto all’estero, principalmente in Giappone, nelle tipologia extra e prima scelta. Una delle sue prime clienti è stata Lidia Bastianich che, nel suo ristorante Felidia di New York, gli cucinava la jota, zuppa tipica istriana. Quando non è impegnato con i tartufi, Andrea Rossano si dedica al golf e alla sua seconda passione: il Toro per cui ha fondato anche un club ad Hammamet in Tunisia. Così il Toro è l’unica società di calcio in Italia che può vantare club organizzati nei cinque continenti.
Una carriera all’insegna del successo

Andrea Rossano fonda la Tartufingros, azienda di commercio all’ingrosso ed esportazione di tartufi, nel 1975. In quel periodo esisteva solo la figura del distributore che girava per vendere tartufi e nessuno mandava direttamente il prodotto ai consumatori e ai ristoranti così Rossano è partito con una valigia piena di coraggio e tanta voglia di fare, e in due anni ha fatto il giro del mondo iniziando dagli Stati Uniti fino ad arrivare in Australia.
“Vedevo che il prodotto era veramente importante, ma non veniva valorizzato per la forza che aveva, allora sono partito e ho messo nella borsa delle cassette di legno con il nostro marchio e alcune foto che ritraevano i tartufi nella maniera in cui sarebbero dovuti essere esposti nei ristoranti, cioè come dei diamanti, infatti noi li vendiamo a carati, non a grammi perché siamo riusciti a portarli a livelli di eccellenza. Ho ancora clienti che dal ‘75 hanno le nostre cassette e dopo 43 anni rappresentano una parte di nostra storia nei loro ristoranti”.
Quella delle cassette con la scritta Tartufingros – Alba – Italia è stata un’idea vincente, che ha avuto enorme successo perché i clienti sono aumentati a dismisura. In questo modo come per le bottiglie di vino, Andrea è riuscito a dare un’etichetta anche ai tartufi, rendendoli riconoscibili e conosciuti nel mondo, oltre a valorizzarli. Il suo scopo è proprio questo: esporre il Tuber magnatum Pico per creare il desiderio di venire nel nostro territorio. Portare una clientela di alta gamma che acquista vini, si reca nei relais, nei ristoranti, compra prodotti, crea un valore aggiunto al territorio. Nel 1979 il ritrovamento di un tartufo da 1.560 grammi (il più grande mai censito) è stato un colpo mediatico straordinario. Dopo tre giorni Rossano è stato ricevuto dal Papa e la notizia ha fatto il giro del mondo. Mentre era a Roma e camminava nei cortili vaticani in attesa dell’incontro con sua Santità, ripensando al tartufo trovato a Govone, nel Roero, è nata l’idea di avviare una fiera a Vezza d’Alba, luogo in cui è nato. Il 1980 è stato il primo anno della Fiera Regionale Del Tartufo Bianco E Dei Vini Del Roero oggi giunta alla 39° edizione. Nel 1981 mettendo insieme tutti i più importanti operatori del settore, Rossano fonda l’Assotartufi a Bologna, per regolamentare la categoria. Nel 1983 il tartufo bianco d’Alba viene consegnato alla regina di Inghilterra, mentre nel 1986 a riceverlo è Gorbačëv a Reykjavík. Nel 1987 Alain Ducasse, apre il Luis XV a Montecarlo con l’idea di fare una cucina provenzale, ligure e piemontese ed è il primo in Francia a mettere in carta il tartufo bianco d’Alba di Tartufingros. Nel 1991 Ducasse apre a Parigi il ristorante al Plaze Athenee dove inserisce il prezioso tubero ancora una volta in carta. Per la Francia sciovinista di quel periodo è un grande passo poiché essendo un prodotto che non esiste nel Paese, chiunque volesse utilizzarlo era costretto a chiedere un permesso al ministero dell’agricoltura francese che puntualmente non veniva concesso. Dopo questo atto dello chef, realizzato grazie alla sua importanza, anche gli altri ristoranti hanno potuto inserire il tartufo nel menu. Quell’anno su un quotidiano di tiratura nazionale uscì un articolo intitolato “La presa della Bastiglia di Andrea Rossano” che ha esportato i tartufi in Francia. Nel 2000 ha istituito il premio Tartufo dell’anno del Roero di cui sono stati protagonisti persone di spicco del nostro territorio e non come Carlin Petrini, Bruno Ceretto, Alain Delon, Sophia Lauren, Sergio Marchionne, Vittorio Sgarbi,… Lo scorso anno il premio è stato conferito a Liliana Allena, la prima donna a riceverlo. Nel 2017 il comune di Vezza d’Alba ha inaugurato la tartufaia didattica del Roero, intitolandola ad Andrea Rossano. Nello stesso anno è nato il primo cru di tartufi bianchi in Italia denominato Tartufi bianchi d’Alba “Rocche del Roero” e il primo tartufo con questo cru è stato consegnato a Roberto Benigni.
La tartufaia didattica di Vezza d’Alba

Ha già un paio d’anni la prima tartufaia didattica del Roero situata a Vezza d’Alba intitolata ad Andrea Rossano, a cui il comune e il Roero devono molto. Per l’imprenditore questo è un attestato di stima unico e l’obiettivo è quello acquisire tutti i rimanenti appezzamenti dell’area da donare al Comune per farla diventare la tartufaia didattica più importante di Italia. Oltre 7 mila metri quadri che fino a una decina di anni fa erano abbandonati a un fitto intreccio di rovi e arbusti e oggi comprendono piante tartufigene, olmi, querce, salici, pioppi, e una ricca vegetazione spontanea. La zona ha una particolare vocazione e rappresenta il luogo dove far vivere ai turisti i profumi degli alberi e del tartufo, scoprire il suo mondo, sperimentare una ricerca simulata, spiegare alle scolaresche l’importanza del rispetto dell’ambiente.