I Borghi albesi tra storia e tradizione

Torna al magazine

Tutti gli articoli

Alto contrasto Aumenta dimensione carattere Leggi il testo dell'articolo

Nove quartieri animati da passione e tanti volontari, pronti a invadere la capitale delle Langhe per un giorno.

Il Palio degli asini vede protagonisti ben nove Borghi, quartieri della città di Alba. Il primo è il Borgo di San Lorenzo, situato nel centro storico della città dalle cento torri, famosa in tutto il mondo per il prelibato tartufo bianco e per i vini pregiati: è il rione più antico, in quanto tale custode della romanità, della religiosità, della nobiltà, della giustizia, delle contese e  delle ricorrenze storiche. Le sue antiche strade serbano i  monumenti più importanti della storia della città: la cattedrale di San Lorenzo, il Comune, la chiesa romanica di San Domenico, il Teatro sociale, la chiesa della Maddalena, il percorso archeologico romano e molti altri splendidi palazzi e siti di interesse artistici. Lo stemma del Borgo di San Lorenzo, scelto dai borghigiani nel 1967, è un’elaborazione del sigillo della nobile e potente famiglia albese dei De Braida che per lungo tempo fu a capo della fazione guelfa della città e nel 1259 aveva ben cinque membri nel Consiglio che delegò Corrado Corradengo e Ottone De Braida a trattare la dedizione del Comune a Carlo D’Angiò. Lo scudo del Borgo di San Lorenzo porta lo smalto d’argento a tre caprioli d’azzurro. I colori assunti dai borghigiani nei loro splendidi costumi storici sono il blu zaffiro, il bianco perla, il nero velluto, l’argento e l’oro.

Il secondo è il Borgo dei Patin e del Tesor che si estende sulla parte destra del centro, in maniera opposta al Borgo San Martino, fino alla chiesa di Santi Cosma e Damiano, altezza alla quale si dirama verso est via Paruzza, confine nord condiviso con il Borgo di San Lorenzo. A sud il confine è tracciato dalla ferrovia, confine condiviso con il Borgo di Santa Barbara, mentre a est continua fino al raggiungimento della campagna. In origine però, quando rinacque il Palio degli asini, il borgo si chiamava neolitico per ricordare gli insediamenti preistorici ritrovati in Alba e conservati presso il museo “Federico Eusebio”, ma era anche già noto come borgo del Bonòm e del Tesòr e rientra tra i primi sei Borghi partecipanti al moderno palio. Si deve anche ricordare che nel 1967 il Borgo dei Patin e dei Tesor fu l’unico ad avere già gli sbandieratori, tradizione che grazie al forte impegno dei più giovani continua. Lo stemma riporta uno scudo diviso orizzontalmente negli smalti rosso e turchino con nel centro una moneta dorata solcata dalla scritta “Borgh dij Patin e del Tesor” (ovvero “Borgo delle ciabatte e del Tesoro”) e dal disegno stilizzato di una ciabatta. Questo perché il territorio che rientra nel Borgo albese anticamente ospitava laboratori di metalli preziosi e calzolai di prestigio.

Il Borgo dei Brichèt invece si trova nel quartiere di San Giovanni e si adorna degli smalti rosa, turchese e argento. Nel suo stemma, in cui campeggiano torri e monticelli (brichèt) ornati da alloro e quercia, sono riassunte le sue peculiarità e quelle della sua gente. Sul suo territorio sono ubicati importanti monumenti storici che più caratterizzano la città, testimonianza del suo fiero passato medioevale, le rosse torri (Astesiano, Parusso e Sineo) a cui fanno corona numerosi palazzi coevi. Tuttavia sono proprio i cumuli di terra (brichèt) presenti un tempo sulla centrale piazza Elvia che hanno dato vita alla denominazione popolare del luogo “Piassa dij Brichèt” e del borgo intero.

Il Borgo delle Rane ha come cuore nevralgico lo storico sferisterio cittadino, il “Mermet” teatro di memorabili sfide tra campioni del calibro di Manzo, Rossi, Berruti, Bertola… Popolato da pescatori, il quartiere comprendeva numerose osterie e taverne che spillavano quattrini alle milizie di stanza nella guarnigione preposta alla difesa del “castrum vetus”, l’antico castello di Alba. Il Borgo ha preso il nome dal Club dei ranocchi, una di quelle allegre brigare che negli anni ’30 pensavano prima di tutto a divertirsi.

Nel quartiere di San Giovanni prende il nome anche il Borgo di San Martino che anticamente chiudeva la strada per le Langhe e la Liguria. Attraverso questa via, infatti, transitavano tutte le merci che gli albesi acquistavano sui mercati d’Oltralpe, così come quelle che venivano esportate. Nel Borgo di San Martino, inoltre, era ubicato uno degli esempi più significativi di architettura medievale-rinascimentale: palazzo “Serralunga” che fu oggetto delle attenzioni dell’architetto D’Andrate al quale si ispirò per l’edificazione della “Casa d’Alba” al borgo del Valentino a Torino. 

Sulla biforcazione tra corso Piave e corso Europa si trova il Borgo del Fumo, zona anticamente compresa nella Camparia del Vivaro, una delle sette camparie in cui erano divisi i territori fuori dalle mura della città. Lo stemma, ideato nel 1967, riproduce uno scudo inquartato con i quattro simboli del borgo: la ciminiera con il fumo, che ha dato il nome al borgo, e fa riferimento alle numerose fornaci di laterizi che fin dal tempo della Repubblica romana erano operanti nella zona (fanno fede i ritrovamenti di laterizi avvenuti nel borgo tra il XIX e l’inizio del XX secolo) il sole, la stella, il drago. Gli smalti sono l’oro e il rosso. Dei simboli rappresentati, solo il drago non ha nessun riferimento storico: venne infatti scelto per rappresentare il carattere della gente, e come segno di irruenza e di forza. D’altronde non si sarebbe potuto trovare un simbolo più adatto per quella gente che, vivendo fuori dalla cinta muraria, era più esposta ai pericoli di scorribande e alle incursioni nemiche.

Situato fuori le “mura” della parte storica, il Borgo della Moretta è anche fuori la porta di San Martino e sin dall’inizio del secolo scorso era il palcoscenico delle corse dei cavalli che ne percorrevano la via maestra. La sua importanza crebbe del XVII secolo quando, dopo la tremenda peste del 1630, venne eretto in quel luogo un pilone votivo inglobato più tardi in una capella, oggi santuario dedicato alla Madonna.

Superata la porta di San Martino, dal ponte della “Mascarela”, oggi confine tra corso Italia e corso Langhe, inizia il Borgo di Santa Barbara: un territorio che, appoggiandosi lungo l’arco della ferrovia, dal torrente Cherasca fino a piazza Cristo Re, fascia la città oltre le antiche mura interponendosi tra queste e il Borgo della Moretta. Il Borgo è rinato nel 1985 per iniziativa di un gruppo di volonterosi. Il nuovo Borgo per ovvie ragioni non ha ancora molta storia alle spalle, ma ha la capacità potenziale di emergere e ritornare agli antichi splendori. È rinato anche con gli stessi smalti del passato e il medesimo stemma: uno scudo argento con croce rossa. Nei riquadri, in blu, sono un grifone, un’aquila e tre fasce. Il grifone è simbolo di coraggio e aggressività; l’aquila appartiene alle insegne degli antichi Signori di Montersino che governarono queste terre nel XII secolo, mentre le tre fasce simboleggiano le onde del torrente Cherasca. 

Conclude questa carrellata conoscitiva sui borghi albesi il Borgo di Santa Rosalia, che si costituì nel 1986, quando l’Ordine dei Cavalieri della Giostra delle cento torri e di Langa lo riconobbe e lo presentò ufficialmente agli altri Borghi della città di Alba. Lo stemma rappresenta uno scudo diviso con un’aquila nera in campo rosso, che spezza una catena, e cinque barre rosse in campo argento. Esse rappresentano le cinque località che costituiscono il borgo: Vedetta, Moncarretto, Santa Rosalia, Enotria e Rivoli.

Non è Palio senza gli sbandieratori

Il Gruppo Sbandieratori nasce ad Alba nel 1969, con la finalità di riportare in vita quegli antichi giochi della bandiera che vivacizzavano e colorivano le cerimonie più prestigiose nel periodo tra il XII e il XVIII secolo e che porterà a ravvivare la sfilata storica e il Palio degli asini.  Il 1974 è l’anno di costituzione ufficiale del Gruppo che, forte dell’ottima affermazione anche al di fuori delle mura cittadine, ottiene dalla Municipalità albese la possibilità di fregiarsi dei colori bianco e rosso e assume il nome di Gruppo sbandieratori Città di Alba. Da allora è il rappresentante ufficiale della capitale delle Langhe in Italia e all’estero, l’unico vettore pubblicitario della rievocazione storica del Palio degli asini, nonché promotore indiscusso della cultura e dell’enogastronomia albese. Il Gruppo costituisce, insieme ai nove Borghi della città, la Giostra delle cento torri e rappresenta una delle principali attrattive in occasione della annuale Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba che ha, appunto, il suo apice folcloristico e spettacolare nella sfilata storica.

Condividi l'articolo