La storia
Massimo Camia nasce a Dogliani il 12 settembre 1960, vive a Monforte d’Alba sino all’età di 14 anni e ha sempre avuto la passione per la cucina e la ristorazione. Frequenta la Scuola alberghiera nel Canavese, a Ceres nelle Valli di Lanzo. Le prime esperienze le matura nei grandi hotel dove si forma a livello organizzativo e prosegue, poi, nella ristorazione locale. Profondamente legato al suo territorio e alle sue origini, nel 1986 apre a Mondovì dove mette in atto la sua prima esperienza da ristoratore. Due anni dopo entra in società Luciana, anche lei di Monforte, ex maestra che diventerà sua moglie e lo seguirà pazientemente occupandosi della sala e dell’accoglienza. Il forte desiderio di tornare in Langa, motivato dalla grande passione per il territorio e le sue magie, spinge Massimo nel 1990 ad aprire a Barolo la “Locanda nel Borgo Antico”, un piccolo locale in mezzo al paese a pochi passi dal castello, al primo piano di un palazzotto del centro storico. Un percorso ricco di lavoro e di soddisfazioni onora, nel 2001, Massimo e Luciana con la tanto attesa e desiderata stella Michelin, un premio molto ambito che arriva insieme a molte alte valutazioni delle guide gastronomiche. In sinergia con la famiglia Damilano, con cui aveva già avuto collaborazioni importanti, a fianco della prestigiosa cantina “Damilano”, Massimo e Luciana hanno aperto nel 2013 il “Massimo Camia Ristorante”, un locale che li identifica.
L’esclusività
Per una cena insolita riservate il tavolo degustazione in cantina privata, dove anche le tovaglie di “Rivolta Carmignani” sono biglietto da visita che dice eleganza. E per chi non vuole rinunciare a scoprire i segreti dello chef, allora imperdibile è il posto direttamente in cucina alla “chef table” (5 posti su prenotazione).
La filosofia di “Massimo Camia Ristorante”
La cucina di Massimo è prima di tutto un inno al suo territorio, agli ottimi prodotti del Piemonte. Non mancano però gli omaggi al resto d’Italia, come ad esempio i tortelli di burrata pugliese, con la pappa al pomodoro. In qualche piatto anche la vicina Francia fa valere la sua influenza, sempre molto apprezzata per le sue preparazioni ricche che si sposano bene anche con la tradizione piemontese. In stagione si trova sempre un “menu” dedicato al re incontrastato dei prodotti piemontesi, il tartufo bianco d’Alba. Quella di Massimo è una cucina confortevole, dai sapori genuini e tradizionali, lontana dalle sperimentazioni e dalle avanguardie molecolari, ma incentrata sulla grande attenzione alla qualità del prodotto, sempre ineccepibile, e alle tecniche di cottura. Nonostante questo, ogni tanto lo chef si concede abbinamenti particolari e ricercati creando piatti che ricordano magari la tradizione, ma rivisti con personalità.