di Nadia Toppino
E’ possibile visitare, studiare,leggere e assaporare il Roero attraverso le sue differenti “anime”, differenti modalità di guardare questo territorio, accorpando alcuni suoi paesi:
I paesi delle Rocche del Roero :
gli otto borghi di sommità nati dopo l’anno Mille a presidio dei pochi passaggi consentiti tra le Rocche, la parte più selvaggia e boscosa del Roero, a grande vocazione tartufigena ed apistica per via delle tante essenze floreali, con ampie aree di castagneti storici, molti castelli medievali e torri di avvistamento. Aspetti geologici interessanti per via della “cattura del Tanaro”, presenza di fossili, leggende sulle masche.
I paesi del Roero centrale
(S. Vittoria d’Alba, Monticello, Corneliano, Piobesi, Vezza d’Alba, Canale): paesi più grandi, posti su antiche vie romane di collegamento con Alba, con vocazione vinicola (vedasi il toponimo Anforianus) ed ortofrutticola, caratterizzati dalla presenza di mercati storici e culla di molte produzioni locali (pera madernassa, vitigno Arneis ed altri vitigni storici, pesche di Canale).
Tra questi paesi Canale rappresenta il cuore commerciale del Roero con la via Roma porticata e le tante botteghe artigiane.
I paesi del Roero orientale
affacciati al Tanaro (Guarene, Castagnito, Castellinaldo, Priocca, Magliano Alfieri e Govone): paesi situati in un paesaggio meno aspro, tra morbide colline destinate a viticoltura e ortofrutta (terreni fertili e porzioni pianeggianti per i coltivi lungo il Tanaro, con alcuni mulini storici lungo il “canale dei molini”), sono caratterizzati dalla presenza di importanti residenze barocche, tra cui una residenza sabauda. Altro elemento distintivo è la presenza di cascine contadine tradizionali con soffitti decorati in gesso per via della vena di gesso (con un Museo dedicato a Magliano Alfieri).
Tra questi paesi, Castellinaldo è quello più vitato del Roero, con il 70% del territorio coltivato a vigna.
Il Roero delle Terre rosse:
Ceresole d’Alba, Sommariva Bosco e Sanfrè. Un Roero che si estende già nel “pianalto” che degrada verso il torinese, completamente pianeggiante, costellato di peschiere per l’allevamento delle tinche, grandi estensioni di noccioleti, e le terre “rosse” adatte agli ortaggi come zucchini e peperoni.