Città considerata la capitale del Roero, ha dato origine al movimento internazionale di Slow Food, organizzazione che promuove la scoperta, purchè lenta, di sapori genuini che caratterizzano il nostro territorio. Ricca di palazzi e chiese, è uno dei maggiori centri del Barocco Piemontese.
Il nome “Bra” deriva dalla parola longobarda “Brayda” che indica una proprietà con esteso appezzamento di terreno adibito a pascolo (la stessa origine etimologica di Piazza Bra a Verona, o del quartiere Brera di Milano).
Imperdibili i reperti Romani, risalenti al II secolo a.C., ammirabili a Pollenzo (frazione di Bra) e a Palazzo Traversa.
CENNI STORICI
Sulle
sue colline la presenza umana è accertata già durante il neolitico. Nel periodo
romano (II secolo a.C.) venne fondata, lungo il Tanaro, la città di Pollentia
(l’attuale Pollenzo) –importante centro di commercio tra pianura Piemontese e
porti Liguri-. A testimoniare la loro presenza troviamo l’anfiteatro, sfruttato
come fondamenta del borgo di Pollenzo e i numerosi reperti conservati a Palazzo
Traversa.
L’origine della città di Bra si deve, probabilmente, ad un gruppo di monaci che
nel 1082 diedero vita ad un borgo che si estese sulle terre assegnategli da
Adelaide di Susa. Poco dopo il Mille si insediò, con la conseguente costruzione
di un castello, la famiglia De Brayda.
Bra divenne un comune libero nella seconda metà del XII secolo, anche se
sarebbe rimasta sotto la costante attenzione dei comuni di Alba, Asti, dei
Conti di Savoia, dei Marchesi di Saluzzo e del Monferrato. Caduta svariate
volte sotto diversi domini, Bra raggiunge il rango di città nel 1760, su
decreto di Carlo Emanuele III. Durante il ‘700 nascono molteplici bellezze
architettoniche e l’800 dona i natali a diverse persone illustri, come: San
Giuseppe Benedetto Cottolengo, l’archeologo Brizio e gli scienziati Craveri
(fondatori dell’omonimo Museo).
Il nuovo secolo vede la nascita di industrie conciarie che provocarono un vero
e proprio flusso migratorio dal meridione del Paese, per far fronte all’elevata
richiesta di mano d’opera. Successivamente, a partire dal ‘900, la città
divenne un luogo molto importante per le produzioni orticole, vitivinicole,
agroalimentari e zootecniche del Piemonte.
COSA VEDERE:
S. Andrea. Parrocchiale barocca risalente al 1672 sotto la direzione del Guarini, con un aiuto finanziario degli abitanti di Bra. La maestosa facciata viene accompagnata da interni ricchi di marmi, affreschi e tele.
Palazzo Traversa. Testimonianza di arte tardo-gotica, risale alla metà del ‘400. Ospita il Museo Archeologico (in special modo vengono raccolti reperti risalenti all’epoca romana) e Storico Artistico (potrete trovare svariate tele raffiguranti la cittadina in diversi periodi storici e ritratti dei personaggi più conosciuti nati a Bra).
Museo Craveri di Storia Naturale. Nasce come semplice collezione privata nella prima metà dell’ottocento ad opera dell’avv. Angelo Craveri. Trasmessa la passione per la natura ai figli, Federico e Ettore, questi fondarono l’omonimo Museo nel 1843. A seguito della loro scomparsa il museo fu donato dagli eredi al Comune di Bra.
Musei di Bra. Il Sistema Museale Urbano della Città di Bra conta 12 siti museali: Museo Craveri di Storia Naturale, Museo Civico di Archeologia Storia e Arte, Museo del Giocattolo, Palazzo Mathis, la Zizzola, Casa natale del Santo Cottolengo, L’iconografia sacra, Sito archeologico di Pollenzo, Museo della Bicicletta, Museo della Scrittura meccanica, Banca del Vino, Museo Rolfo.
Pollenzo. Antica città romana, era un centro di importanza strategica e commerciale molto importante in età augustea. Oggigiorno, si può ammirare il perimetro dell’antico anfiteatro con le case disposte secondo lo sviluppo delle sue mura. Il castello venne ricostruito da Re Carlo Alberto nel 1832, ornato di elementi romanici e gotici. La chiesa di San Vittore al so interno conserva alcune parti del coro proveniente dall’Abazia di Staffarda.
La salsiccia di Bra
Al di là delle bellezze artistiche e storiche, Bra è famosa per la sua salsiccia di Bra è preparata miscelando carni magre di bovino e grasso suino. Un tempo veniva confezionata con la sola carne bovina a beneficio della comunità ebraica di Cherasco.
Una tradizione ufficializzata da un decreto reale che autorizzava i macellai di Bra a utilizzare carne bovina nella preparazione di salsiccia fresca, unico caso in Italia. Oggi le macellerie di Bra e dintorni la preparano macinando finemente il 70-80 per cento di polpa magra di vitello di razza Piemontese e il 20-30 per cento di lardo e pancetta suina.

La pasta deve essere tenuta morbida e umida e insaccata in un budello piccolo di montone. Ogni macellaio ha un suo dosaggio particolare nella composizione dell’impasto: tutti usano sale marino, una miscela di spezie (pepe bianco, cannella, noce moscata); ognuno personalizza utilizzando aglio, finocchio, porri, parmigiano grattugiato, robiola di Langa stagionata, vino bianco Arneis o Favorita.
La salsiccia di Bra va consumata preferibilmente cruda e il più possibile fresca o cotta accompagnata da peperonata.