Fa parte della delimitazione geografica del Roero. È il quarto comune più a nord della provincia di Cuneo. Anticamente il sito veniva chiamato “Monte Acuto” (Mons Acutus in latino).
La toponomastica ci indica
come la zona dovesse
essere abitata fin
dalla preistoria. In età romana vennero costruite alcune
“stratae” e un castelleri oggi scomparso. Nel medioevo ebbe
notevole importanza il castello di Pulciano, che nel X secolo era il centro di
un vasto patrimonio fondiario alamanno.
Monteu è
citata nei documenti del 901 e del 1065, in cui venne inserita nei domini del
vescovo di Asti. Nel 1111 Oberto de Monte Acuto, castellano fedele al vescovo,
ottenne da quest’ultimo i dirititi feudali e avviò la formazione del borgo di
sommità. I rapporti tra il vescovo e i Monte Acuto si interruppero poco dopo, e
il feudo passò nelle mani dei Biandrate. Pare che nel castello di Monteu svernò
l’imperatore Federico Barbarossa, ospite dei fedeli Biandrate.
Come sappiamo la fortuna dei Biandrate finì al termine del XIII secolo, quando il casato venne spazzato via da Asti e fu costretto a vendere tutti i propri feudi ai Roero. Anche qui la famiglia srtigiana conservò il potere fino al 1748, anno in cui Baldassarre Michele Roero, ultimo discendente, vendette tutto ai Gromis di Trana.
Particolarità interessante è che a metà ‘600 Santo Stefano riuscì ad ottenere alcuni territori situati entro i confini di Monteu. Per questo motivo oggi il comune possiede ancora un’isola amministrativa distaccata dai propri confini, i Virani.
IL CASTELLO MEDIEVALE
Fatto erigere dai castellani “de Monte Acuto“, vassalli del vescovo d’Asti, il castello passò alla metà del XII secolo ai conti di Biandrate. Secondo antiche cronache, nell’inverno del 1158 svernò nell’aereo maniero l’imperatore Federico Barbarossa. Sconfitti da Asti, i conti di Biandrate vendettero nel 1299 la signoria ai Roero, che fecero del castello la culla del casato in zona, ampliandolo per le esigenze dei diversi rami nei quali si suddivisero, e dai quali il paese prese sin dall’inizio del ‘400 l’appellativo Roero. Ridotto nei suoi edifici verso settentrione da un consistente crollo avvenuto alla metà del ‘500, il castello subì gravi danni dal terremoto del 1887, per cui vennero abbattuti l’alto mastio e alcune strutture a ponente, conservando tuttavia la giusta dimensione e l’affascinante aspetto romantico e minaccioso ad un tempo.
LE CHIESE
La parrocchiale del concentrico, dedicata a S. Nicolao, sorse come
‘oratorio’ in margine alla parte più antica della “villa”. In essa
ebbero sepoltura, dal 1345 al ‘700, i locali consignori Roero, appartenenti a
più linee. Condizionata sul fianco destro dalla conformazione del suolo, si
presentava dopo la ricostruzione d’inizio ‘600 a due navate, con cimitero
all’esterno del fianco sinistro e dietro l’abside. Fu completamente
ricostruita, ancora orientata, dal 1858 al 1861. All’inizio della strada che
sale al castello, presso la scomparsa porta inferiore della “villa”,
sorge la chiesa di San
Bernardino, già dei Disciplinanti bianchi.
A levante della frazione Occhetti sorge l’appartata pieve di San Pietro di Novelle (primiero
nome della vicina frazione), citata dal 901, con giurisdizione anche su Santo
Stefano e Montaldo Roero, presso un remoto percorso trasversale e in zona di
antichi insediamenti già sottoposti all’enigmatico castello di Pulciano,
scomparso da quasi un millennio assieme alla chiesa di San Giorgio che
includeva. La chiesa di San Pietro, ricostruita ancora orientata nel 1929, si
affianca al secentesco campanile e alla casa canonica, in parte costruita con
conci in pietra ben squadrati dell’antica chiesa romanica.