Paesi d’alta Langa: Rocchetta Belbo

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Rocchetta Belbo è il primo paese dell’Alta Langa che si incontra risalendo la Valle Belbo. Posto sulle rive del fiume Belbo, ha da sempre dovuto convivere con gli umori del torrente, che spesso ha causato violenti straripamenti (nel 1857 gran parte del paese venne distrutto dalla furia delle acque).

La piazza centrale è sovrastata da un lato da una sorta di condominio anni ’70, ed un doppio filare di alberi di fronte alla parrocchiale di San Nicolao.

La festa principale è quella che si svolge in onore di Sant’Anna, la penultima domenica di luglio.

Storia

Rocchetta Belbo governava la strada delle Langhe un tempo conosciuta con il nome “Magistra Langarum”.

Nei secoli a contendersi il suo possesso furono in molti: dagli Angiò, ai Visconti di Milano, agli imperatori tedeschi, ai Francesi, agli Spagnoli.

Tra le curiosità storiche Rocchetta vanta nel 1244, inizio di novembre, il passaggio del Papa Innocenzo IV, che fuggiva in Francia per non cadere nelle mani di Federico II.

Per il resto a transitare per il paese furono soprattutto eserciti invasori al soldo dei potenti di turno: gli Angiò, i Visconti, imperatori tedeschi, francesi o spagnoli, Marchesi del Monferrato e così via per finire con i Savoia.

Questa soluzione politica porta un certo vantaggio per la nostra popolazione, riducendo le tasse da pagare e concedendo ampia libertà circa il mercato del sale, del vino, del tabacco e dei bozzoli da seta.
Dopo la rivoluzione francese, nella campagna d’Italia, napoleone ha invaso le nostre terre, esigendo denaro, cariaggi e pene e abbandonando poi a Cossano e Santo Stefano centinaia di soldati ammalati da curare.

Con la caduta di Napoleone e il Congresso di Vienna (1814) ha termine la dominazione straniera in Piemonte e ritorna il re Vittorio Emanuele I, acclamato come “vera grazia di Dio”.

Dai documenti del passato possiamo anche desumere informazioni interessanti sul tipo di occupazione che avevano gli abitanti di Rocchetta: tributi da pagare ai vari feudatari erano adempiuti in generi alimentari (chiamati anticamente da queste parti con il nome di “rose”) fra cui avevano particolare importanza le castagne, il vino, i funghi e la selvaggina.

Questo potrebbe essere una spiegazione per l’elevato numero di cacciatori, pescatori e di cercatori di tartufi e funghi rimasti in attività nel paese.

Il paese è stato purtroppo danneggiato dalle alluvioni negli anni 1858, 1861, 1926, 1948, 1968 e 1994.

Vigneti di moscato, noccioleti, moderni frutteti sono oggi il segno di una vitalità imprenditoriale che continua ad avere il proprio fulcro nell’agricoltura.

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