Sapori di Alta Langa

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L’Alta Langa è una terra da conoscere anche attraverso i sapori dei suoi prodotti…qui ne raccontiamo alcuni.

Il Tartufo

Il tartufo è un corpo fruttifero di funghi appartenenti al genere Tuber che compie il proprio intero ciclo vitale sotto terra. Deve obbligatoriamente vivere in simbiosi con piante arboree per produrre il prezioso sporocarpo. È formato da una parete esterna (peridio), che può essere liscia o sculturata e di colore variabile dal chiaro allo scuro.

La massa interna, detta gleba, di colore variabile dal bianco al nero, dal rosa al marrone è percorsa da venature più o meno ampie e ramificate che delimitano degli alveoli in cui sono immerse delle grosse cellule (gli aschi) contenenti le spore. Le caratteristiche morfologiche del peridio, della gleba, degli aschi e delle spore, sommati alla dimensione ed alle caratteristiche organolettiche permettono l’identificazione delle specie di tartufo

Difficilmente c’è un modo per pagare l’acqua così cara come quando si compra un tartufo!Ne contiene generalmente oltre l’ 80%. In tabella, la composizione percentuale sul fresco di un Tuber melanosporum e di un Tuber magnatum.

Negli elementi minerali di entrambi prevale il potassio, seguito da calcio, sodio, magnesio, ferro, zinco e rame. Il valore del tartufo non sta quindi nel suo apporto alimentare, ma nella sua enorme capacità di produrre piacere nel fruitore. A questa caratteristica va attribuito anche la grande differenza di quotazione di mercato esistente tra specie la cui composizione chimica poco si discosta.

Robiola di roccaverano: 40 anni di DOP

Ha pasta molle, inconfondibile cremosità ed è buona sia fresca che in breve stagionatura: è la Robiola di Roccaverano, formaggio piemontese che si è fatto conoscere in tutta Italia e all’estero e che celebra nel 2019 le quattro decadi di DOP.

Oggi se ne producono tra le 400 e 420 mila forme l’anno.

Il Consorzio che la tutela è costituito da piccoli produttori distribuiti in un territorio che si snoda tra le province di Asti e Alessandria: 10 comuni nell’Astigiano e 9 nell’Alessandrino, nell’area collinare della Langa di Roccaverano (Asti), in Val Bormida e Val Erro, come prevede il disciplinare di produzione.
La Robiola di Roccaverano è un Presidio Slow Food: il Presidio tutela alcuni piccoli produttori e valorizza la robiola di Roccaverano classica, ovvero quella prodotta esclusivamente con latte crudo di capra.

L’Alta Langa Docg è lo spumante brut del Piemonte

Una denominazione dalla produzione contenuta, con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.

È fatto di uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi.

  • L’Alta Langa è esclusivamente millesimato, riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia.
  • L’Alta Langa bianco ha sfumature da giallo paglierino a oro intenso e aromi che ricordano la frutta bianca e gli agrumi con sentori di crosta di pane. Al palato è armonico, caratterizzato da una delicata sapidità.
  • L’Alta Langa rosé ha un colore rosa cipria o più marcato quando è giovane, l’intensità aromatica tipica del Pinot Nero, con profumi che spaziano dal pompelmo alle spezie, un gusto equilibrato, ampio e lungo in cui si ritrova la sapidità caratteristica dell’Alta Langa Docg.

Le nocciole dell’Alta Langa del Piemonte

100% nocciole biologiche

Dei quasi 7000 ettari coltivati a nocciola in provincia di Cuneo, più di un terzo si trova nelle Langhe, con punte record nel cortemiliese, per una produzione complessiva di quasi 80 mila quintali l’anno.
La varietà presente sul territorio è la Tonda Gentile delle Langhe (appartenente alla specie Corylius Avellana), apprezzata per la delicatezza del suo sapore e anche per la facilità di calibratura, l’eccellente pelabilità, la buona resa allo sgusciato e la spiccata attitudine alla conservabilità.
In effetti già nel secolo scorso i pasticceri torinesi, primo fra tutti Michele Prochet, avevano scoperto i pregi organolettici della nocciola e l’avevano inserita come ingrediente essenziale in quel particolare tipo di cioccolato noto con il nome di gianduja. Da allora è stato un crescendo di consensi e la richiesta di materia prima ha spinto gli agricoltori, negli anni Trenta, a impiantare i primi noccioleti di una certa estensione.
A tutela del prodotto, a causa della concorrenza estera spietata, è intervenuto un decreto ministeriale del 2 dicembre 1993 che ha riconosciuto l’Indicazione Geografica Protetta con la denominazione di Nocciola Piemonte destinata alla cultivar Tonda Gentile delle Langhe.
I noccioleti si estendono in una fascia collinare che va dai 250 ai 700 metri e hanno occupato in gran parte zone marginali, inadatte alla viticoltura.
A Cortemilia e ad Alba la nocciola ha dato vita a laboratori industriali piccoli e medi specializzati nella essiccatura e sgusciatura, gli impianti si estendono in gran parte sulle colline, quasi tutti nel territorio della Comunità Montana Alta Langa, che dal 1975 gestisce a Cravanzana un’azienda sperimentale con la collaborazione del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino.

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